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L’intramontabile jazz di Louis Armstrong, voci e note d’altri tempi

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Anna Peluso

È il jazz-man più amato e conosciuto della storia. Un uomo ma soprattutto una leggenda a cui la musica deve molto, Louis Armstrong che ha cantato il mondo meraviglioso con il jazz.

Louis Armstrong uno dei padri del jazz (Blueshouse.it)

 

Louis Daniel Armstrong conosciuto anche come Pops è nato a New Orleans nell’agosto del 1901, città multietnica ed eclettica ma soprattutto uno dei centri di gravità per il mondo del jazz e del blues. E forse proprio la città da cui la sua storia è partita ad essere il segno più importante di quello che Armstrong avrebbe rappresentato poi per il mondo del jazz e della musica in generale.

Straordinario musicista e cantante, Louis Armstrong è considerato uno dei padri del jazz; una figura così chiave nel mondo di questo genere musicale tanto da contribuire non solo al suo sviluppo, ma soprattutto a renderlo non più un fenomeno di nicchia, rilegato alla Bourbon Street del quartiere francese di NOLA, quanto piuttosto un fenomeno popolare. Il suo modo di fare musica ha permesso la diffusione della cultura afroamericana in tutto il mondo, ma ha soprattutto influenzato altre grandissime leggende come Billie Holiday, Ella Fitzgerald e Frank Sintara, giusto per fare qualche nome.

Dagli inizi difficili al quel Mondo Meraviglioso raccontato accompagnato dalla tromba

Louis Armstrong durante un’esibizione (Blueshouse.it)

 

New Orleans è appunto il punto di partenza della sua storia ed è fondamentale anche dal punto di vista storico. Intanto il jazz come lo conosciamo noi oggi non era ancora nato, c’era il ragtime ovvero il tempo perso che contraddistingueva la musica afroamericana tanto presente nei sobborghi della città.

NOLA era una città di in una la segregazione razziale era molto forte, una città del sud degli USA che ancora faceva fatica a rinunciare agli schiavi: Louis Armstrong è cresciuto in queste condizioni, quelle cioè di ultima ruota del carro sociale. I nonni, con cui lui e la sorella Beatrice sono cresciuti, erano stati schiavi e vivevano in quello che all’epoca era uno dei peggiori sobborghi della città Battlefield ovvero campo di battaglia. Questa è la cornice in cui Pops ha sviluppato la sua passione per la music; a 7 anni comincia a lavorare suonando il corno e venne poi assunto da una famiglia di immigrati ebrei che gli anticipò i 5 dollari che gli permisero di comprare la prima cornetta, strumento simile alla tromba ma all’epoca più conosciuto.

A 12 anni finisce in riformatorio ed è qui che sotto la guida del maestro di musica approfondisce lo studio della cornetta ed entra nella band del riformatorio. Una volta uscito comincia a fare della musica il suo mestiere, suonando alle feste di paese come ai funerali. Nel frattempo completa gli studi, impara a leggere le partiture e comincia a definire quello che sarebbe stato il suo genere, la sua impronta nella musica fatto di un suono lungo e potente.

 Intanto arrivano gli anni Venti e Armstrong si trasferisce a Chicago, città dove nei locali clandestini del proibizionismo le jazz band prosperavano. Qui Pops si fece rapidamente il nome di miglior trombettista della città e con Joe Oliver, conosciuto ai tempi di New Orleans, creò un genere unico di duetti. Ma questi sono anche gli anni in cui l’improvvisazione diventa l’impronta distintiva del jazz, ed è proprio con l’improvvisazione che Armstrong lascia definitivamente il segno nel jazz e nella storia della musica.

Lo stile intenso ed emotivo di Armstrong

L’importanza di Louis Armstrong nel jazz sta nella sua capacità di pensare e costruire gli assoli in maniera differente, rendendo il jazz fino all’ora genere da band anche una musica da solisti.

Il suono potente e unico, i fraseggi costruiti non solo sulla melodia del brano ma anche sulla progressione degli accordi hanno definitivamente cambiato il modo di fare il jazz. Introdusse poi una nuova interpretazione del ritmo, che diventa frenetico e coinvolgente. Lo stile di Armstrong era intenso ed emotivo, indissolubilmente legato alla sua storia, quella di Battlefield appunto del segregazionismo razziale di New Orleans dove questa storia è nata.

Anna Peluso

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