Scomparso ormai da 25 anni, Frank Sinatra è ancora oggi uno dei cantanti più famosi di sempre, ma era anche un musicista jazz?
Scomparso nel 1998, “The Voice”, ossia “la Voce”, Frank Sinatra è ancora oggi un artista imitato, emulato e molto amato in tutto il mondo. È stato uno dei cantanti più importanti del ‘900, considerato il re della musica swing, ma era amatissimo anche dai jazzisti. Per quale motivo? Ad esempio, in un referendum condotto nel lontano 1956 da Leonard Feather, Sinatra fu votato dagli stessi musicisti jazz come il numero 1.
Sembra incredibile, visto che Sinatra era soltanto un interprete, e non un musicista, e inoltre, come accennato, la sua musica era lo swing, non aveva nulla da spartire con la complessità del jazz. Eppure, nell’Encyclopedia Yarbook of Jazz, composta da professionisti del settore, resta fisso al primo posto, davanti a giganti del jazz come Nat King Cole, Miles Davis, John Coltrane o Duke Ellington.
Il jazz “non jazz” di Frank Sinatra: ricondiamo la sua importanza storica
Basterebbe considerare l’amore di Miles Davis per Sinatra, tanto che Davis ne ri-arrangiò diversi pezzi, per far rientrare “The Voice” negli artisti jazz. Eh sì, perché come fanno notare molti esperti, Davis e Sinatra condividono molti aspetti, seppur musicalmente fossero totalmente diversi. Dunque, Frank Sinatra è stato davvero un cantante jazz?
Tanti lo definiscono jazz “non jazz”, ma in realtà, le vaghe influenze jazz rientrano solo nel primissimo periodo del cantante, quando, negli anni ’40, cantava “Sweet Lorraine”, accompagnato da grandi musicisti dell’epoca. Ma questo resta forse l’unico periodo vagamente influenzato dal genere. Eppure, molti artisti si riferiscono a Sinatra come un vocalist jazz, almeno nel decennio 1943-1953.
Ma Sinatra cantò “Sweet Lorraine” solo per obblighi contrattuali con l’etichetta Columbia. La stessa casa discografica, in quel decennio, teneva Sinatra lontano dalla scena jazz. Per quale motivo? Perché Sinatra era un uomo affascinante e con una bella voce, senza contare che era bianco, e doveva sedurre milioni di donne americane con canzoni leggere e romantiche, cantate da solista.
Il legame del re dello swing con i jazzisti
Il jazz sarebbe stato troppo complesso per renderlo un mito americano. Ma Sinatra è stato il primo musicista a realizzare il cosiddetto “concept album”, ossia un album omogeneo, e non una mera raccolta di singoli, come si faceva fino al 1946.
Certo, non si tratta di concept album come lo intendiamo oggi, ossia canzoni collegate da una narrazione, come se si stesse “leggendo un racconto musicale”, come “Tommy” degli Who, “The Dark Side of Moon” dei Pink Floyd, oppure “Ziggy Stardust” di David Bowie.
Per i concept moderni occorrerà attendere la fine degli anni ’60, ma “The Voice”, l’album di Sinatra pubblicato nel 1946, complice anche l’invenzione del formato LP, segnò un punto di svolta nella storia della musica. Questa tipologia di formato venne sfruttata, in principio, soprattutto dai jazzisti, per dare vita a opere complete. Forse è questo il maggior contributo di Frank Sinatra al jazz.
Un contributo ideologico, più che musicale. Tuttavia, la carriera di Sinatra è sempre stata associata alla musica jazz, grazie alle sue frequentazioni con i grandi del genere, e ogni tanto qualche incursione in brani dalle atmosfere jazz, come i doppio album “Duets”, uscito nel 1993, che presenta gli arrangiamenti del grande Quincy Jones, o i brani composti e arrangiati insieme a Duke Ellington.
Pur amando il jazz, Sinatra ne è sempre stato alla larga, preferendo puntare su una carriera più facile e di successo. È stato il prezzo da pagare per una notorietà planetaria. Il jazz “non jazz” di The Voice, comunque sia, resta nella storia della musica, così come la sua leggenda.