Interprete di jazz, una delle migliori voci del genere, Nina Simone resta un’icona indimenticabile della musica nera.
Quest’anno, ad aprile, sono stati celebrati i 20 anni dalla scomparsa della grande Nina Simone, una delle voci più belle della musica jazz, e una delle interpreti che ha conquistato il mondo, e che ha portato il jazz ai bianchi. Attivista per i diritti civili, pianista e cantante, la Simone ha contribuito a portare al successo non solo il jazz, ma anche il gospel, il soul, il folk e il blues.
La rivista Rolling Stone l’ha posizionata tra i primi posti nella classifica dei migliori cantanti della storia, e merita sicuramente di essere ricordata. Nata in Nord Carolina da una famiglia povera, Eunice Waymon, in arte Nina Simone, dimostra sin da bambina di avere un’attitudine unica per la musica. Canta nel coro della chiesa, dove sovrasta tutte le compagne con la sua voce potente e nitida.
La carriera di una grande interprete del jazz: ricordando Nina Simone
Sin da ragazzina, la Simone è costretta a misurarsi con il razzismo imperante negli Stati Uniti, non può frequentare amiche bianche, non può iscriversi a corsi di canto per bianchi, ma frequenta una scuola musicale solo per neri. Negli anni ’50 si trasferisce a New York, dove lavora come pianista e cantante in vari locali, proprio come la sua collega Billie Holiday.
E proprio come la Holiday, anche lei è costretta a entrare e a uscire dall’entrata riservata alla gente di colore, nonostante gli applausi del pubblico che assiste alle sue esibizioni. È proprio grazie a una di queste esibizioni che viene notata da un produttore, che le propone un contratto discografico. Il suo disco di debutto, “Little Girl Blue”, viene pubblicato nel 1958.
Da qui inizia una brillante carriera, composta da numerosi singoli di successo, come la cover di “My Baby Juast Cars for Me”, “Ain’t Got No, I Got Life”, “To love somebody” o “Wild is the Wind”, coverizzata poi da David Bowie e inserita nel disco “Station to Station”. Forse il suo pezzo più popolare è “Feeling Good”, sinuoso brano soul che ha fatto innamorare il mondo intero.
Attivismo e jazz per i diritti civili: la missione di Nina
Tra un successo e l’altro, Nina incide “Mississippi Goddam”, brano che diventa un inno per i diritti civili. Negli anni ’60 diventa amica di Malcolm X e di Martin Luther King, e inizia a battersi per la libertà dei neri. Proprio per via delle sue proteste, è costretta a fuggire degli USA subito dopo l’omicidio di MLK, temendo di essere uccisa. Vive alla Barbados, in Liberia, in Egitto, in Turchia, in Svizzera.
Gira il mondo e ha sempre meno tempo per registrare nuova musica. Negli anni ’70, infatti, incide solo tre album: “Here comes the Sun”, “Emergency Ward!” E “Baltimore”, per poi ritrovare il successo negli anni ’80. Il suo impegno nella lotta al razzismo è stato fondamentale, così come la sua musica, da sempre utilizzata dal movimento femminista e per i diritti civili dei neri (il Black Power).
Legata alle sue radici africane, nel suo testamento, Nina Simone, poco prima di morire per un cancro al seno con il quale ha combattuto un decennio, aveva disposto la volontà di farsi cremare e di spargere le ceneri in vari posti dell’Africa. Una figura importantissima, non solo per l’ambiente musicale jazz, ma anche per la questione razziale. Una voce indimenticabile che ha segnato un’epoca, e che ha contribuito a rendere libero il popolo afroamericano.