L’atteggiamento è lo stesso da 40 anni, camicie con il colletto alzato, sigaretta in bocca, sorriso sornione: Pino D’Angiò fa ancora ballare l’Italia.
Si è trovato coinvolto nel panorama musicale quasi per caso, o almeno così dice, ma il successo è arrivato quasi subito. Sarà per via dell’atteggiamento immutato, quasi un po’ sbruffone, le camicie indossate con colletto alzato, il ghigno beffardo, l’immancabile sigaretta tra le labbra. Pino D’Angiò fa ballare l’Italia da oltre 40 anni.
È che il suo stile, un po’ bulletto, da gangster movie americano, un po’ crooner anni anni ’40 e ’50, ha sedotto generazioni di ascoltatori, sin dal 1979, anno di esordio. E poi c’è il particolare utilizzo della voce, quasi un rap melodico, o neomelodico, costruito su un sound funky, tipico degli anni ’70. “Ma quale idea”, il suo brano più popolare, ancora oggi viene messo nelle discoteche, un fenomeno dal successo imperituro.
La musica di Pino D’Angiò, retrò, eppure così attuale, fa ballare anche le generazioni più giovani
Ricordate il singolo “Ma quale idea”? Si tratta della canzone più famosa del cantante campano, pubblicata nel lontano 1980 e contenuta nel primo disco in carriera, intitolato “Balla!”, uscito all’alba del 1981. Scritta dallo stesso D’Angiò e arrangiata da Enrico Intra, grandissimo compositore jazz, la canzone ottiene subito un vastissimo successo, superando anche i confini italiani.
Dopo l’insuccesso del primissimo singolo “È libero, scusi?”, ecco il riscatto con un pezzo che, da solo, vende oltre 2 milioni di copie in Italia, mentre arriva a toccare le 12 milioni di unità nel resto del mondo. Premiato nel 1981 come miglior paroliere italiano, D’Angiò si afferma in tantissimi paesi, scalando le classifiche proprio con questo brano autoironico.
Il testo racconta di un ragazzo sbruffone che va in discoteca a conquistare donne. In realtà si tratta di un poco di buono, perché alla fine non combina nulla. Ma a colpire non è soltanto il testo, ma anche la musica, perché è una delle primissime fusioni tra rap e funk. Naturalmente, all’epoca ancora non si conosce bene il valore culturale dell’hip hop, e la critica definisce rap qualsiasi brano parlato.
Una delle prime contaminazioni tra pop, rap e funk nel brano di Pino D’Angiò
Così come era stato per la famosa canzone di Adriano Celentano, “Prisencolinensinainciusol”, considerata la prima forma di rap italiano, anche Pino D’Angiò viene associato al rap, ma contaminato dal pop e dal funk. La linea di basso funky è ottima, e non a caso campiona quella del brano “Ain’t no stoppin’ us now”, suonata dal bassista jazz Stefano Cerri.
Una formazione preparata e dalla “scuola musicale colta”, per una hit apparentemente leggera che spopola in tutto il mondo. In realtà, tutto il disco “Balla!” evidenzia una certa ricerca sonora, mettendo in squadra una serie di musicisti di talento.
Il suono così ricercato, permette a Pino D’Angiò di essere inserito nell’enciclopedia universale della funky music mondiale, edita dalla Sony nel 2003. È l’unico musicista italiano a entrarci, mentre due anni prima, nel 2001, è l’unico italiano a ricevere un Rhythm & Soul Music Awards.
“Ma quale idea” spopola ancora oggi, e infatti il gruppo esordiente BNRK44, in gara allo scorso Sanremo, ha chiamato proprio D’Angiò nella serate dei duetti, proponendo proprio questo classico dell’italo disco. I ragazzi hanno studiato bene, e ciò indica che un pezzo del genere fa ancora oggi ballare, persino le generazioni più giovani. Insomma, non è semplice trovare un suono capace di essere sempre attuale.