Se nel mondo della musica si parla di longevità non si può fare a meno di citare i Rolling Stones, la band rock che da ormai sessanta anni domina le scene ed i palchi di tutto il mondo, ravvivando la fiamma della loro leggenda proprio quando sembra essersi spenta. I Rolling Stones non fanno rock, i Rolling Stones sono il rock, infatti dai loro esordi ricordano questo genere non solo nella musica, ma anche nel look e nei modi di fare, vivendo con quegli eccessi che solo le vere anime rock possono capire e sopportare. D’altro canto loro stessi si definiscono la più grande band rock che esista al mondo, e senza troppi giri di parole mai nessun definizione è stata così azzeccata. I Rolling Stones nascono un po’ come l’alternativa brutta, sporca e cattiva dei Beatles, che negli stessi anni conquistavano le masse proponendo una protesta pacifista; al contrario i Rolling Stones vogliono fare rumore, vogliono spiccare ed essere politicamente scorretti e questa contrapposizione con gli Scarafaggi londinesi rende ancor più forte il loro successo.
La band
Come detto i Rolling Stones sono uno dei due poli del dualismo del rock inglese insieme ai Beatles; composti da Mick Jagger voce e chitarra, Bill Wyman per il basso, Ronnie Wood chitarra e cori, Keith Richards chitarra e voce, Brian Jones e Charlie Watts batteria e percussioni muovono i primi passi verso il rock nei primi anni Sessanta, ma il successo arriva solo dopo il 1965, anno in cui il brano Satisfaction arriva al primo posto in classifica. La strada appare in discesa per qualche anno e il percorso diventa lastricato di successi e brani che raccolgono sempre più consensi, fin quando i ritmi sfiancanti e l’abuso di droghe finisce per sfiaccare il gruppo, che cade in un vortice di live deludenti e abbandoni dei componenti. Nel 1969 Brian Jones viene trovato morto nella sua piscina in circostanze poco chiare e dopo solo due giorni la band organizza un concerto gratuito per presentare il nuovo chitarrista, Mick Taylor. Questo evento porta i Rolling Stones ad essere accusati di insensibilità, tuttavia fino agli anni ’90, il gruppo continua ad incidere album e ad esibirsi in tour, fin quando nel ’98 una profonda crisi fa pensare ad uno scoglimento della band, tanto che i membri iniziano ad esibirsi anche come solisti. Tuttavia, negli anni 2000 Jagger e Richards stupiscono i fan, con il lancio di nuove canzoni e una nuova tournee per festeggiare i 50 anni di carriera, con la collaborazione di tantissimi artisti famosi.
I migliori successi
Una carriera così lunga non può che essere costellata di innumerevoli successi e l’aspetto più interessante è che nessun brano è stato mai oscurato da quelli successivi. Inoltre, in un’epoca di streaming e musica “one shot“, i dischi dei Rolling Stones continuano ad essere venduti, proprio a dimostrazione di una musica solida che reclama qualità anche nell’ascolto. Celebre è il trittico di brani che sancì il loro successo: “The Last Time” “(I Can’t Get No) Satisfaction” e “Get Off Of My Cloud“, usciti a poca distanza l’uno dall’altro e segno di un blues contagioso a cui pochi riuscirono a resistere. In questi brani spicca il riff di Richards ed il canto atipico di Jagger che esplodono nel celebre inno alla sensualità, satisfaction, pezzo che rapidamente attraversa gli oceani e si diffonde in tutto il mondo.
Curiosità
Le curiosità sui Rolling Stones sono moltissime e di grande interesse. Ad esempio, il celebre simbolo della band, ossia le labbra rosso fuoco che fanno una sensuale linguaccia, si ispirano ad una divinità induista, Kali la distruttrice. Un episodio molto divertente, invece, è quello in cui Richards per confermare la nomea di bad boy decide di rubare un gelato ad un bambino, tuttavia si pentì quasi immediatamente del suo gesto e tornò indietro per restituirglielo. Infine, fece scalpore la dichiarazione dello stesso Richards che a 71 anni ammise di trascorrere la giornata a fumare spinelli di Marjuana, iniziando a sballarsi ancor prima di fare colazione!
Credits:
Immagine dei The Rolling Stones: Jim Pietryga, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons