Carlo Verdone e Alberto Sordi: quella volta in cui non erano in Italia e che l’hanno rischiata grossa. Sordi arrabbiato come non mai
Per tutti oggi è considerato il suo erede per eccellenza anche se lui nega in tutti i modi di esserlo. Parliamo di Carlo Verdone e Umberto Sordi, due grandi del cinema italiano, attori che hanno lavorato insieme davanti alla macchina da presa in due film cult: “In viaggio con papà” del 1982 e “Troppo forte” del 1986, oltre che veri amici, legati da un sentimento durato oltre 40 anni.
Sordi si è spento ormai più di 20 anni fa lasciando tutti senza fiato, dalla sua amata Roma e l’Italia intera che è rimasta orfana di un grande uomo e di un illustre artista. Tanti i ricordi legati al celebre attore ma uno tra tutti lo ha voluto raccontare il suo caro amico Verdone (che spesso si confessa con il suo pubblico), quando insieme, hanno rischiato il peggio.
Carlo Verdone e Alberto Sordi ne hanno vissute di esperienze insieme, tutte, a loro modo, indimenticabili. Ce n’è una però del tutto inedita che l’attore considerato l’erede di Sordi ha raccontato davanti a Carlo Conti, prossimo al Festival di Sanremo, nel programma “I migliori annii”, per descrivere e ricordare il loro rapporto. Un’avventura dove l’hanno rischiata davvero grossa e non erano neanche in Italia.
“Questa sera ce ne andiamo in un ristorante che mi hanno detto che è meraviglioso, sta a 20 km da Budapest, prendiamo un taxi e andiamo” la proposta di Sordi per Verdone che accetta di buon grado. Il tassista inizia subito ad accelerare raggiungendo i 120 Km/h su una strada che non permetteva quella velocità: “Aveva sì e no una corsia e mezza e ad un certo punto c’era veramente da avere paura” ha ammesso Verdone.
Ad un certo punto Sordi impaurito dice al tassista di rallentare, il guidatore si gira, dice qualcosa nella sua lingua che i due non comprendono e l’attore continua a dire facendo anche il gesto delle mani di rallentare: “Piano piano, io voglio morire a Roma non a Budapest”. Il tassista impavido ha continuato ad andare per la sua strada e allora Sordi esasperato ha tirato due cazzotti in testa al guidatore intimandogli di fermarsi. L’uomo sterza di colpo, ferma la macchina, scende ed inizia a litigare con Sordi. “Erano tipo due coatti, è stata una cosa tremenda. Mai visto Sordi così” ha ammesso Verdone.
Ma l’epilogo è ancora più epico: il tassista mette in moto, fa inversione di marcia e se ne va, lasciando i due a metà strada tra Budapest ed il ristorante. “Non sapevamo come fare, era notte”. Com’è finita? Che i due hanno dovuto fare l’autostop.
Verdone ha parlato tante volte del suo caro amico ed in occasione del ventennale della sua morte alla domanda di cosa resta oggi senza di lui ha spiegato che c’è tanta nostalgia di un tempo che non c’è più, fatto di “leggerezza e la voglia di ridere”, sentimenti che per via della crisi, della pandemia e della guerra si sono persi. E poi ancora Sordi, dice Verdone, è l’emblema “di una Roma poetica, spensierata, felice che purtroppo non esiste più”.
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