Non solo musica e poesia, il grande Fabrizio De Andrè era un uomo dalla mie passioni, una davvero poco conosciuta. Ecco quale
Fabrizio De Andrè rappresenta una della punte più alte, forse la più alta in assoluto della stagione dei cantautori. Una canzone che ha prodotto capolavori assoluti come Il Pescatore, come Marinella, come il concept album La Buona Novella. Per non tacere di tutta la fase di denuncia e racconto del sociale. Ma limitare la figura di Faber, scomparso nel gennaio del 1999 a soli 59 anni per un male incurabile sarebbe quasi delittuso.
Per la sua storia personale, per la sua arte, per la sua poesia l’artista, genovese di nascita e sardo di adozione, può essere, a pieno titolo, considerato uno dei personaggi che hanno segnato la cultura italiana del Novecento. Un esempio per tutti è il suo rapporto con Fernanda Pivano e con tutto il mondo del cinema e del teatro nazionale a cui con le sua opera ha fornito spunti, riflessioni ed intere opere da sviluppare.
Per non parlare poi del suo impegno sociale e politico. Un impegno dal quale le generazioni successive alla sua hanno pescato a piene mani, tanto per progetti quanto per slogan, idee ed iniziative. Ma come tutti i grandissimi personaggi, Fabrizio De Andrè aveva anche tante altre passioni, dalla pittura, alla produzione agricola, passando per la recitazione.
Ma c’è una passione, segreta, di cui pochi sono a conoscenza. Questa passione si chiama cucina. Come spiega Brunella Lottero nel libro “Fratello senza peccato – Filippo Mariotti, fattore dell’Agnata, racconta l’amico fragile Fabrizio De André”, Faber, quando ne aveva tempo e voglia, era un cuoco sopraffino. Un cuoco capace di destreggiarsi tra i fornelli con la stessa abilità con cui si destreggiava tra chitarre e spartiti.
Decine, in tal senso i racconti di sue ricetta che svariano dal pesce al pollo passando per maiale, cinghiale e tutta la cucina genovese e gallurese. Ma in effetti a pensarci bene questa passione di De Andrè era emersa in qualche modo. Basti pensare al bellissimo e amatissimo dal pubblico brano A Cimma, terza traccia del lato B dell’album del 1990 Le Nuvole quello che di fatto introduce Faber presso le nuove generazioni. Il brano è nient’altro che il racconto della preparazione della cima genovese, un piatto della tradizione povera composto da pancia di vitello tagliato in modo da creare una tasca che viene farcita con ingredienti locali.
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